Una strada dell’Arte e del Gusto e una “Comunità di Eredità”.
#arte #comunità #partecipazione #fotografia #gusto #sound #percorso Per una ecologia del contemporaneo: Il Terzo Spazio dell’Arte e la sua sostenibilità ambientale e sociale.
La visione e Il prodotto del percorso partecipativo
La visione
- Il progetto coinvolge attori territoriali e realtà locali nella proposta di un modello di valorizzazione e fruizione delle risorse del territorio attraverso la messa a sistema di realtà culturali, produttive e creative da organizzare in un modello di governance che, in una visione di ‘sistema’, possa generare e comunicare un’identità contemporanea.
- Una pratica di nuova ecologia dei luoghi a sostegno del welfare delle comunità e sviluppo di nuovi percorsi culturali e turistici. Un metodo e un prototipo per la valorizzazione, accessibilità e sostenibilità di luoghi dell’arte e del gusto attraverso la messa a sistema di laboratori d’arte e artigianato artistico, esperienze creative, realtà produttive e piccoli musei ai fini della creazione di identità territoriale propedeutica alla “strada dell’arte e del gusto” complementare ai circuiti dei grandi musei e al sistema museale regionale, nella visione di sviluppo della programmazione strategica regionale.
- Una visione partecipata plurale e dinamica: nell’idea che “lo spazio non solo è retto da una trama di rapporti sociali, ma esso stesso li produce e da essi è prodotto”(Tafuri). Obiettivo del progetto nel suo valore di ricerca: analizzare documentare e valorizzare le trasformazioni del territorio ad opera delle nuove soggettività (per genere ed età) con rispettivi bisogni, risorse e dinamiche. Obiettivo sociale: sviluppare la cultura della democrazia partecipata.
- La Convenzione Europea di Faro e una visione orientata sulla programmazione regionale. Nella sua ‘visione’ il progetto s’ispira ai principi della Convenzione Europea di Faro: trasformare il Patrimonio dei luoghi in Eredità per le nuove generazioni per generare nuovo patrimonio in divenire e contemporaneo. Similmente la programmazione regionale (Piano strategico della cultura 2017-2026): “in coerenza con la strategia Europa 2020, (…), il nuovo programma operativo regionale intende mettere a sistema “contenitori” e “contenuto” per farne strumento di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. (…). Il Piano Strategico della cultura promuove il pieno coinvolgimento del tessuto produttivo, la partecipazione delle comunità, il protagonismo di tutti i talenti creativi, la formazione di partenariati pubblico-privati.”
Il prodotto del percorso partecipativo
Una strada dell’Arte e del Gusto- una mappa emozionale- una Comunità di Eredità e un documento programmatico per la governance. Una proposta e un modello per raccontare e condividere il Terzo Spazio dell’Arte per il welfare di comunità e per una nuova offerta di turismo culturale sostenibile.
Il percorso. Mettendo insieme i risultati della CTA e di una prima mappatura tecnica e individuati e condivisi (nel Tavolo di collaborazione) i criteri di selezione scaturiti dalla condivisione della ‘visione’ e dunque orientati sulla identità del nostro ‘terzo spazio dell’arte’, la strada è individuata e rappresentata in un tracciato circolare che partendo dai due paesi della cintura leccese (San Cesario e Cavallino) si spinge in direzione della costa adriatica sino a congiungersi con il tracciato dell’antica Via Francigena per poi rivolgersi verso le aree rurali interne per ricongiungersi alla fine con il suo punto di partenza. Nella visualizzazione su Google maps ne presentiamo la versione percorribile in bicicletta o a piedi. La circolarità ne consente la fruizione scegliendo una qualsiasi tappa come punto di partenza e la percorrenza suddivisibili su personalizzazione.
Come funziona: Un sistema integrato di esperienze reali e esperienze sul web- dal percorso alla mappa emozionale narrata, da google maps a spotify e alla mostra virtuale, la strada dell’arte e del gusto è fruibile e accessibile interamente sul web nel collegamento link tra le tre piattaforme. Cliccando su ogni tappa si accede a una piccola galleria fotografica con una breve descrizione e un link che conduce alla mappa emozionale raccontata su spotify podcast a episodi suddivisi, per ogni tappa, in storia, storie e emozioni.Il link alla mostra virtuale arricchisce e completa l’esperienza conoscitiva trasferendola dal sonoro al visivo.Con valore esperenziale e documentario.
Descrizione del percorso. I luoghi, il paesaggio culturale e il ‘terzo paesaggio, le tappe, le esperienze da fare sul campo percorrendo la strada in tutte le sue tappe . Per ogni tappa: esperienze anche on-line proposte in podcast a episodi consultabili su piattaforma Spotify + mostra virtuale a valere come disseminazione dei risultati.
https://linktr.ee/casa_museo_moscara
1)Partendo per esempio in bicicletta e iniziando da San Cesario di Lecce: le tappe e le esperienze.
-Il giardino selvatico di Misa. Un’altra idea di Bellezza e di Armonia. Il giardino come pratica significante. Archivio vivente delle piante spontanee. Dietro questa scelta la visone e l’esperienza di un ecosistema che si mostra e si racconta nei valori di una ricercata Armonia dove nessuna ‘violenza’ dell’uomo interviene a ‘violare’ la Natura. Un’esperienza arricchita da piccoli eventi come, tra le piante e i loro profumi, la lettura di poesie. Quando Natura e Cultura miracolosamente coincidono.
-L’archivio sonoro di Daniela Diurisi, sound-designer. Mappe e paesaggi sonori, percorsi di educazione all’ascolto, laboratori sul suono e nell’archivio “La città che parla” le voci, le testimonianze e i racconti degli abitanti. Un lavoro di comunità che diventa esperienza per un viaggiatore che i luoghi ama ‘gustarli’ dal vivo e, dai suoni e dalle voci, arricchirsi della conoscenza del patrimonio artistico e storico.
- Distilia e l’emozione di ritrovarsi ospiti in un palazzo storico gusto ‘800 dove materie, colori, tecniche costruttive, spazio e gusto del luogo dialogano con protagonsiti della storia del design italiano e internazionale contemporaneo. L’incontro con Lilia, padrona di casa. I suoi racconti. Il suo innamorarsi di questo luogo, la sua decisione di abitarlo con i ricordi di una vita trascorsa condividendo progetti con artisti in una galleria di design. Una galleria come riprodotta e trasferita qui: sui bellissimi pavimenti di gettata di graniglia e nel caldo abbraccio della pietra leccese ci sorprendono e ci affascinano, nella cura e nei dettagli dell’arredo, opere e lavori di Osvaldo Borsani, Giuseppe Pagano, Paolo Buffa, Ilmari Tapiovaara, Enzo Mari, Scarpa , Angelo Lelii, Gio Ponti e Max Ingrand.
- L’arte del lavorare il cuoio e la storia di Fabio e Raffaella cresciuti nel paese delle distillerie. Un ‘amarcord’. Una bottega oggi custodita con il suo archivio e i suoi attrezzi del mestiere in una stanza in casa, in attesa di rimettersi in gioco e riprendersi la scena. Borse, valige, cinture e oggetti di cuoio, ogni oggetto un pezzo unico; e la scelta delle pelli e i disegni di Raffaella che viene dall’Accademia di Belle Arti; e il profumo del cuoio. Nei racconti di Fabio e Rafaela un a finestra aperta su un’altra visione del paese. Un pezzetto di storia visto dagli occhi di un bambino. Quando in paese a San Cesario erano ancora attive le distillerie e la vita di tutti vi era organizzata intorno. E il paese era ricco e intorno alla produzione di alcool e liquori fioriva un indotto che dava lavoro a tutti. Un affresco legato alla memoria. Di tutti e in particolare ai ricordi di Fabio, cresciuto nella bottega del papà calzolaio: con il profumo del cuoio che ti rimane dentro quando diventi un uomo e tu te lo riprendi da un’altra parte.
-Radicenomade. Un altro modo per praticare l’arte dell’orafo alla ricerca di una identità contenporanea. In un altro palazzo storico in via Ferrovia Isabella ed Emilio abitano i loro sogni e praticano a modo loro l’arte del gioiello. Sono due giovani salentini di ritorno nella loro terra, dopo esperienze cresciute e maturate fuori: Emilio imparando la sua arte a bottega da un vecchio orafo a Bologna; Isabella ,che si sente più una disegnatrice e con in tasca una laurea in architettura, arricchendosi di esperienze a Roma nel mondo della moda e del cinema. L’iniziazione all’arte del gioiello per lei nasce da un incontro con un’orafa sarda che le regala i suoi segreti. Così la vita cambia strada e dalle prime esperienze di strada dove si incontrano, nasce il desiderio di un ritorno e il desiderio si concretizza nel progetto di Radicenomade. Ora i loro gioielli si ispirano a immagini e forme che hanno radici nell’immaginario figurativo e in certi archetipi del Salento e che loro spostano dal loro originario contesto per farne segni del contemporaneo. Lo fanno mettono in comunicazione storie e radici diverse, proprio come fanno le piante nei giardini e nei boschi che, che diverse l’una dall’altra, come si sa comunicano tra loro attraverso le radici.
-Nella ex Distilleria De Giorgi oggi riconosciuta come monumento di archeologia industriale di valore nazionale in attesa di diventare un Museo dell’Alcool. Storia di un luogo, di un lavoro, di un imprenditore e di una belle-époque e il racconto di un recupero e della valorizzazione di un luogo iniziato dagli studi di un giovane architetto e diventato oggi un progetto che coinvolge e in cui si identifica la comunità. La storia ce la racconta quel giovane architetto, Antonio Monte, diventato nel frattempo ricercatore del CNR e docente di Archeologia industriale all’Università del Salento e vice presidente dell’Associazione italiana di Archeologia industriale. Nella visita alla Distilleria ritornano le immagini e i sapori che in paese hanno segnato un’epoca e che oggi ne fanno l’identità.
-Il Santuario della Pazienza di Ezechiele Leandro (1905-1981). “Ha imparato in Africa a fare i colori con le materie naturali. La casa del nonno era un parco giochi per noi, con il nonno Ezechiele che ci costruiva i giocattoli”. Nel racconto del nipote Antonio Benegiamo due storie si intrecciano: la figura ‘irregolare’ di un uomo la cui pratica artistica non trova posto nelle definizioni del sistema dell’arte e la storia della tutela, conservazione e restituzione alla comunità di un luogo come il Santuario della Pazienza così straordinariamente ‘unico’ e ancora pieno di domande. Arte del riciclo e pratica degli ‘scarti’? Unico primitivo? Naif? Art brut? Ispirazione biblica? Visionario? Arte popolare o magari accostabile a qualche ‘avanguardia’? Per coerenza scartiamo per ora le definizioni e raccontiamo Ezechiele nel Terzo Spazio dell’Arte dove si procede con passi di lato, posizionandosi non sulle rette vie ma sulle deviazioni, le pieghe, le trasversalità e i margini. Come un po’ fa, in questo racconto, il nipote di Ezechiele, Antonio Benegiamo.
2) Tra San Cesario di Lecce e il borgo storico di Cavallino, prima di arrivare all’Ecomuseo diffuso dove sorgeva un’antica città messapica
- ll paesaggio rurale come esperienza del Terzo Paesaggio. Luoghi della memoria di Felice Rollo detto Ginetto. Ci inoltriamo per sentieri e campi. Ginetto ci è nato in campagna. Con lui giochiamo con i soprannomi che tutti avevano una volta in paese: Guardapane Guardaboschi Mangiapastina Padula Faffetta e poi Ginetto ci mostra le pietre di confine “qui comincia Cavallino, qui finisce San Cesario” In realtà non ci sono limiti e si prosegue per sentieri ricchi di vegetazione spontanea che attraversano qualche orto e distese di campi incolti e abbandonati. L’esodo dalle campagne e la xilella hanno fatto la loro parte. Senza nulla togliere ai ricordi quando San Cesario era stata la Tivoli dei leccesi e per i campi cresceva la vigna e profumavano di mosto i vecchi palmenti., protetti da una Madonna delle vigne che anche lei non c’è più ma si sa che stava lì su quelle pietre. E tutto era di tutti e c’era il vicinato che anche quello oggi non c’è più. Ma ancora ci sono, per far buone minestre, tante erbe selvatiche.
- Casa Museo Moscara: archivio d’Artista, casa museo e home gallery, dove un quadro è un amore a prima vista e l’arte, magnifica Musa, gentile ti prende per mano. Camminare l’Arte. Abitare il tempo. Immaginare il Futuro. Qualcosa cambia quando un artista si racconta nella sua casa e nel suo studio. Ampie vetrate aperte sul giardino cresciuto a querce allori lentischi e melograni. E come attraversate dal giardino, le stanze, ognuna come fosse una scatola magica: che appena la apri, posando lo sguardo su una immagine alle pareti o su un tavolo , ti conduce a un altra storia o ad altri racconti e la tua azione apre altre scatole che aprono su altre scatole fino a sentirti addosso il piacere di un labirinto e tu cerchi il tuo filo d’Arianna e già ti disponi a vedere e gustare l’arte da altri punti di vista in una avventura che non conosce etichette e schemi di lettura abituali. Camminare l’Arte, abitare il Tempo e immaginare il Futuro, dicono a Casa Museo Moscara. Il racconto è di Titti Pece, storica dell’Arte e padrona di casa. Con Marcello, artista e fotografo, che ti aiuta a sfogliare le immagini e ad apriti le porte segrete di un archivio in fieri che custodisce i lavori e la ricerca artistica di Giancarlo Moscara (1940-2019): un artista ricercatore e sperimentatore di tecniche e di linguaggi, con cui ha attraversato le tensioni e i temi della modernità lasciandone i segni nelle sue opere di artista pittore, illustratore e graphic-designer. Fino ad entrare nel suo laboratorio da dove lui sembra essersi allontanato solo per un attimo.
B94. Fermarsi per una sosta a un birrificio artigianale e scoprire che Raffaele Longo il birraio è a suo modo un artista creatore di armonie sempre nuove immaginate per raccontare la sua terra e i suoi sogni e non solo per il palato. Raccoglitori di sogni che diventano progetti e di storie che diventano ‘sapori’. Sperimentatore, romantico, sognatore. Tutto ebbe inizio da una casuale collezione di bottiglie vuote troppo belle per buttarle via... Storia di un ragazzo ricercatore di armonie diventato un birraio.
3) Museo diffuso di Cavallino. Un parco archeologico, un Ecomuseo e un balcone sulla storia.
Storie dalla terra… e Il ‘paesaggio’ rurale diventa sotto i nostri passi un percorso di scoperta, un paesaggio storico
Dal nostro balcone sulla storia la vista panoramica dall’alto abbraccia un’area archeologica protetta di circa 70 ettari di cui 30 occupati dai resti di una antica città messapica. Ci fa da guida l’archeologo: Corrado Notario, Direttore dell’Ecomuseo, racconta la storia di una scoperta archeologica e delle trasformazioni dell’area nel corso del tempo. È il racconto di una città e di una civiltà antichissime. L’archeologo ci racconta dei Messapi, popolazione indigena del Salento sulla cui storia ora camminiamo. I resti risalgono all’Età del Bronzo e all’Età del Ferro: la città è cinta da mura in tutto lunghe 4 km. Gli scavi hanno messo in luce tracce di abitazioni a capanna e piante e resti di successive case in muratura con coperture a tegole. Della città messapica dell’età del ferro scorgiamo anche– strade, cisterne e sistemi di canalizzazione. La storia è quella dei Messapi. La voce del Professore ci trascina molto indietro nel tempo: risucchiati in una civiltà di guerrieri. Una civiltà in cui le donne da quel che ne sappiamo dallo studio dei reperti, sapevano leggere e scrivere e dovevano avere un certo potere. Sono le donne che restano in città e la ‘governano’ quando gli uomini vanno in guerra.
4) Da Cavallino verso l’ antica Via Francigena dove ad Acquarica di Lecce e a Caprarica una masseria storica e una casa a corte chiudono il cerchio del nostro terzo Spazio dell’Arte
Masseria Copertini. Quando la Strada dell'Arte e del Gusto incontra la Via Francigena. Alla Masseria Copertini dove scopri alla fine che l'Arte puoi trovarla con un altro senso da un'altra parte e che bisogna ripartire dall’estetica del silenzio per riconoscerla e reimparare a ‘gustarla’. Come prendersi cura di un paesaggio rurale ricostruendolo da un ‘deserto’ di pietre e qualche fico d’India e vivere la propria identità come esperienza estetica riconoscendone l’origine nella cultura contadina. Alla Masseria Copertini per un Ecologia del Contemporaneo. Una provocazione o un messaggio?
CubiArte. Siamo a Caprarica di Lecce, nel magnifico Regno della Carta. Quella vera. Che si fa dalle foglie e dalle piante come dall’antica tradizione giapponese. Profumata. Che non si rompe se la strappi. Sa di Antico e di Futuro. Sa di equilibrio con la natura e con la cultura. Sa di fiori e di erbe. Sa di poesia e di Oriente, sa di nuvole e di terra. Sa di Arte. Incontrare Andrea De Simeis e Onelia Greco è come fare un lungo viaggio . Un atelier. Una casa a corte. Un giardino. Un cortile. E in ogni luogo qualcosa di speciale. Come questo albero della carta in un giardino mediterraneo o come questo organo di Barberia: guarda caso uno strumento da strada nato per raccontare storie viaggiando. È proprio vero! Le storie finiscono sempre dove erano cominciate. E di solito cominciano da un innamoramento che conduce a un giardino. Perciò alcune volte si possono raccontare come una favola.
Nota1. Inizialmente prevista come strada tra Cavallino e San Cesario di Lecce, come si vede il tracciato si estende oltre i limiti previsti interessando aree e situazioni di alcuni paesi limitrofi. Una estensione suggerita dal Direttore del Gal Valle della Cupa (partner di progetto) in una riunione del tavolo di collaborazione e accolta e sviluppata anche per includere realtà e situazioni creative individuate nel corso dei sopralluoghi e della mappatura e ritenute importanti per la ‘coerenza’ con la visone e la mission del progetto, a cui forniscono valore aggiunto.
Nota 2. Nel contesto del il terzo spazio dell’Arte il senso che assume la parola ‘strada’. C’è da una parte la strada tracciata sulla mappa per chi vorrà percorrerla facendo esperienza del terzo spazio dell’arte. Accanto ad essa c’è la ‘strada’ scelta da ciascun ‘protagonista /tappa del percorso per praticare come propria scelta di vita ognuno la propria arte. Vista anche l’eccessività che assume oggi la parola ‘gusto’, anche questa parola la assumiamo nel senso di di ‘sapore’ dei luoghi, legato cioè alla storia e alla memoria dei luoghi. Nei podcast a episodi sulla piattaforma Spotify, che tutti insieme costruiscono la mappa emozionale del percorso, i sapori evocati e narrati in ogni tappa costruiscono nel loro insieme una mappa emozionale dei sapori, dove ogni sapore assume valore identitario. Come il caso dell’Anisetta per San Cesario di Lecce o anche i prodotti identitari del territorio evocati nel gusto delle birre artigianali prodotte dal birrificio B94. Alla fine ogni luogo ha un suo ‘sapore’ proposto come esperienza della memoria e identità dei luoghi.
Nota 3. Aggiornamento sui risultati in data 14.10.2024.Il processo partecipativo ha prodotto nella fase di disseminazione:
- Video trailer pubblicato sui social: FB https://www.facebook.com/giancarlomoscara/videos/1766468943759374 - IG https://www.instagram.com/reel/C_z_wZjKHe_/?igsh=cDFmOHNuNno1dTJx
- Un documento di proposta partecipata (in allegato qui sotto), inviato via PEC ai soggetti decisori Comune di Cavallino e Comune di San Cesario di Lecce, p.c. a Puglia Partecipa.
- Presentazione dei risultati del Progetto : è stato prodotto un manifesto da affissione contenente i QR CODE della strada, della mappa /podcast e della mostra, consegnato ai Comuni per l'affissione e pubblicato sui social. E' stata inviata inoltre una mail a tutti i soggetti coinvolti e interessati.
- Ulteriore promozione è stata prevista e organizzata per la data del 21.11.2024, data fornita come disponibile per una presentazione pubblica con la presenza del Dirigente dell'ufficio Cultura e Turismo della Regione ( Dott. Mauro Bruno) e del Direttore del Polo Biblio museale di Lecce Luigi De Luca.In tale occasione sarà fatto un comunicato stampa.
LINK DEL PROGETTO:
LA STRADA SU GOOGLE MY MAPS: https://tr.ee/p9zmWZ2kZ1
I PODCAST SU SPOTIFY: https://tr.ee/oB4okOYvUo
LA MOSTRA VIRTUALE: https://tr.ee/ZJWCRUbznu
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