Verso il Nuovo PUG: Leverano Disegna il suo Futuro
#pugliapartecipa #pugleverano La visione della Comunità per il Piano Urbanistico di Leverano
Narrazioni di Quartiere: la Chianca
Comune di Leverano, Gruppo 178, Novellando Teatri d'Arte, Circolo Tandem, Legambiente di Leverano e della Terra d'Arneo, Inachis Leverano
Secondo incontro di Narrazioni di Quartiere, per il quartiere "la Chianca".
La narrazione del quartiere La Chianca corrisponde al secondo incontro della fase partecipativa itinerante del processo "Verso il nuovo PUG: Leverano Disegna il suo futuro" - si tratta di momenti d'incontro in cui tecnici e facilitatori si dirigono verso la cittadinanza, provando a distinguere caratteristiche ed identità differenziali dei singoli quartieri rispetto al Comune preso nella sua interezza.
Già dopo questo secondo incontro, è possibile affermare che questa forma di coinvolgimento degli abitanti, per quartieri, rappresenta una metodica di indagine di fondamentale importanza per la comprensione di dinamiche specifiche e, conseguentemente, per elaborare specifiche linee di azione urbanistica.
L'inaspettata comprensione derivante da questo secondo incontro, per confronto con il precedente, nasce dall'osservazione che questi appuntamenti, nati dall'idea di uno spostarsi nello spazio, hanno portato paradossalmente anche ad uno spostarsi nel tempo, o, per meglio dire, nella scala temporale di evoluzione degli insediamenti urbani.
Meeting report
Il primo e vivace argomento di discussione è stato proprio la piazza, di limitata dimensione (circa 900 m²), pressoché completamente circondata da abitazioni e su cui si affaccia uno dei forni storici (panifici) di Leverano. La piazza, a detta dei presenti, è nata per richiesta diretta da parte dei residenti e per interessamento dell’Associazione Vittime della Strada, da cui prende il nome. Questa origine appare molto interessante, perché chiaramente ricollegabile ad un’iniziativa “dal basso”, conseguente ad un uso precedente ed informale dell’area, e spiega in parte il perché del suo successo come punto d’incontro e capisaldo del capitale sociale del quartiere.
Parlando con i residenti è emerso che le necessità che riguardano la piazza siano per lo più inquadrabili nelle “piccole cose ed attenzioni”, come ad esempio l’attenzione alla scerbatura dei marciapiedi e la costanza dell’irrigazione, che costituisce un elemento problematico da risolvere: al momento attuale i bisogni idrici del tappeto erboso vengono soddisfatti con il prelievo d’acqua da un pozzo disperdente – l’uso di questa modalità, benché interessante sotto il punto di vista del riutilizzo delle risorse, porta con sé delle problematicità, dato che l’acqua così raccolta risulta spesso carica di sedimenti (in particolare immediatamente a ridosso delle precipitazioni) che ostacolano il funzionamento della pompa così come quello delle valvole dell’impianto.
Tra le soluzioni per il problema veniva proposto l’apertura di un pozzo di falda distinto da quello disperdente, che in tal modo attingerebbe ad acqua già filtrata, oppure l’uso di pozzi ancora esistenti in appezzamenti limitrofi (dei quali però non è nota la funzionalità attuale).
Un elemento disturbante nella fruizione della piazzetta, sopratutto da parte dei più giovani che vi giocano a palla, è costituito dal volume tecnico dell’ENEL. Secondo i residenti, infatti, capita con una certa frequenza che il pallone da gioco si fermi sul tetto, con i ragazzi che si cimentano allora in improvvisate quanto rischiose scalate, che spesso producono la caduta delle lastre di coronamento sommitali. Per ovviare al problema si proponeva lo spostamento del volume tecnico (che precede la nascita della piazzetta), o, nel caso questo non risulti fattibile, la sostituzione del tetto piano con uno a falda unica, di modo che i palloni non vi si fermino.
Unanime, a parte queste limitate problematiche, il riconoscimento del valore sociale della piazza, come testimoniato dai racconti dei residenti, che riferiscono di come tre generazioni di bimbi e ragazzi siano diventati adulti sotto lo sguardo vigile dei residenti. L’assidua frequentazione da parte delle giovani generazioni, bambini, ragazzi e giovani, che si distribuiscono dal pomeriggio fino a notte inoltrata, a seconda delle diverse fasce d’età, pare conseguente alla presenza di un buon controllo sociale sulla piazzetta, a sua volta risultante dalla presenza di abitazioni civili che la circondano pressoché interamente.
In questo senso è senz’altro possibile affermare che, in condizioni di periferia, le piccole aree verdi, ben dotate di panchine su cui sedersi (recentemente aumentate per richiesta residenti), posizionate in stretta contiguità con le abitazioni e dotate di spiazzi ad alta flessibilità d’uso, risultino un elemento di successo, almeno tanto quanto vengano poi percepite come patrimonio della comunità di vicinato (ad esempio il risultato positivo pare più frequente quando l’area verde sia circondata da abitazioni monofamiliari, piuttosto che da condomini, in quanto all’aumento del numero di persone cambia la percezione, passando da spazio di vicinato a spazio pubblico comunale e quindi riducendo il coinvolgimento diretto dei residenti).
Un altro argomento spontaneamente emerso riguarda la presenza nelle strade di ristagni d'acqua localizzati, dovuti a sia pur modesti dislivelli nell'asfalto che ostacolano tuttavia lo scorrimento dell’acqua di pioggia verso i pozzi disperdenti. Il problema nasce dalle pendenze estremamente limitate e non può avere altra soluzione se non attraverso la consultazione dei residenti, per tracciare mappe di dettaglio, da prendere in considerazione ogni qual volta venga rifatto il manto stradale.
Dopo questa prima fase spontanea della discussione, abbiamo invece rivolto ai presenti le domande di un questionario precedentemente preparato[1], il che ha portato ad un ampliamento considerevole della discussione, sia dal punto di vista spaziale (con riferimenti allargati all’intero quartiere), che dal punto di vista tematico. In particolare è emerso il valore storico percepito molto forte della parte antica del quartiere, così come l’uso oramai attestato (iniziato 20 – 30 anni fa) delle strade rurali che originano dal quartiere (via vecchia per Copertino (continuazione di via Sant’Angelo), via Arche (via Madonna di Leuca alle Arche), via Madonna di Costantinopoli.
Tutte e tre le strade rurali vengono percepite progressivamente come percorsi sicuri; considerato inoltre che le tre strade formano degli anelli interconnessi da strade poderali trasversali, ben si comprende la richiesta dei partecipanti all’incontro, che consiste nella creazione progressiva di un vero e proprio “itinerario agricolo-sportivo”, della lunghezza complessiva di circa 7 km, attraverso la realizzazione di piccoli micro-interventi lungo i percorsi (introduzione di aree di sosta di pochi metri quadri, preferibilmente alberate, attrezzate con panchine e, ove possibile, anche con fontanelle d’acqua, ogni 1-2 km di percorso). Poiché, inoltre, l’itinerario comprende alcuni importanti beni del Patrimonio di Comunità segnalati dai partecipanti (resti della cappella di Madonna di Costantinopoli, cappella della Madonna di Leuca alle Arche, vora delle Arche), le due esigenze, quella di tutela di queste emergenze culturali-identitarie e quella di attrezzare il percorso, potrebbero essere validamente integrate, aumentando così il valore degli interventi.
La creazione e manutenzione delle micro-aree del parco lineare potrebbe inoltre inquadrarsi in un più generale processo di promozione della multifunzionalità nella “campagna del ristretto”, concedendo la possibilità di aprire chioschi per la vendita di prodotti locali in prossimità delle aree di sosta, potenziando in tal modo il senso di vigilanza e controllo che appare indispensabile nell’attirare una frequentazione stabile e per la tutela del territorio.
Già adesso, in ogni caso, è testimoniato l’uso dei percorsi persino in orario serale-notturno, durante la stagione calda e con la luna piena, beneficiando in tal modo delle temperature più fresche rispetto al giorno.
Continuando nel porre domande ed osservando la struttura del quartiere visto da ortofoto, è emersa la sorpresa, da parte sopratutto di partecipanti residenti in altri quartieri, per la scoperta degli ‘isolati a ciambella’ cui si è accennato nella parte descrittiva, che non vengono usualmente percepiti dalle strade del quartiere, a causa della cortina edilizia pressoché continua che li delimita. Questi terreni interclusi, come evidente dalle ortofoto, sono attualmente utilizzati unicamente a scopi agricoli marginali, quando non del tutto abbandonati; la prossimità di tali isolati con il Centro Storico, caratterizzato per la sua storica e totale mancanza di spazi verdi, potrebbe però farne ipotizzare anche un futuro uso diverso, di natura ricreativa, previo accordi di perequazione con gli attuali proprietari, dando vita a quelle situazioni di valorizzazione come capitale sociale e controllo di vicinato di cui si scriveva precedentemente.
Continuando ad indagare, utilizzando le domande predisposte, è emerso un giudizio soddisfacente sull’impianto di pubblica illuminazione, con l’unica avvertenza di monitorare le eventuali fallanze nei corpi illuminanti; a tal proposito un utile proposta è quella di incollare ad ogni palo della luce (o corpo illuminante su mensola a parete) un QRcode adesivo trasparente che lo identifichi in maniera univoca, in tal modo sarebbe sufficiente uno scatto con lo smartphone da parte dei cittadini, per segnalare il guasto facendo conoscere precisamente ed istantaneamente posizione e tipologia dell’elemento in avaria.
Altri elementi d’indagine che sono stati approfonditi riguardano le relazioni tra residenti storici e nuovi residenti – il quartiere la Chianca, come si accennava nella descrizione, presenta la massima densità di immigrati stabilmente residenti; in tal senso è emersa una differenza di percezione rispetto alla provenienza. Mentre infatti con gli immigrati di origine africana e mediorientale le relazioni sono alquanto labili – per via del riferito rapido avvicendamento di persone diverse nelle stesse abitazioni, che non li fa percepire come comunità stabile, al contrario gli immigrati dell’ est-Europa sono percepiti come più simili, stabili e socievoli, anche in virtù di maggiori analogie culturali. In ogni caso la barriera culturale si fa sentire e sarebbe quanto meno utile pensare ad occasioni di ritrovo e scambio paritetico (es. scambio di ricette di cucina), in luoghi percepiti come aperti e neutrali, per permettere un approccio conoscitivo leggero e non invadente con possibilità di progressiva socializzazione – tali occasioni-eventi avrebbero naturalmente esiti tanto migliori quanto più realizzati in stretta prossimità con le abitazioni dei nuovi residenti.
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