Una strada dell’Arte e del Gusto e una “Comunità di Eredità”.
#arte #comunità #partecipazione #fotografia #gusto #sound #percorso Per una ecologia del contemporaneo: Il Terzo Spazio dell’Arte e la sua sostenibilità ambientale e sociale.
Museo diffuso di Cavallino: da un sopralluogo con il Direttore , l’archeologo Corrado Notario (Dipartimento Beni Culturali- Università del Salento)
Appunti per una mappa emozionale
Tra gli abitanti di Cavallino e di Lecce una vasta area archeologica si offre ai visitatori come il Museo Diffuso: un parco archeologico di circa 40 ettari conserva i resti di un’antica città messapica racchiusa tra 4 km di mura fortificate.
Ci incamminiamo in una splendida giornata di aprile. Le parole del professore raccontano la storia di una scoperta archeologica e delle trasformazioni dell’area nel corso del tempo. Quel che immaginiamo è una ecologia del contemporaneo, a partire da un ritorno del parco al suo sogno iniziale di accessibilità e di fruizione. Da quell’ inizio sono già trascorsi vent’anni. Quale vita potrebbe riprendersi in mano questo bellissimo parco oggi? L’insieme di queste ‘sensazioni’ costruisce il respiro del nostro camminare qui oggi.
C'era una volta...
La storia potremmo raccontarla all’inizio un po’ come si raccontano le favole.
Tanto tempo fa in un paese chiamato Cavallino viveva il Duca Sigismondo Castromediano, Viveva in un castello ereditato dagli avi e il castello aveva un giardino cinto da alti muri a secco. Su un angolo del muro di cinta del giardino c’era una torretta da caccia affacciata su un’area che doveva essere stata boschiva e selvatica, popolata da animali buone prede per i signori del castello amanti della caccia. Ai tempi del Duca Sigismondo i contadini che coltivavano quell’area a ridosso del giardino passandoci su con aratri e zappe cominciarono a tirar fuori dalla terra oggetti e cocci a loro sconosciuti che portavano al Duca e che il Duca cominciò a raccogliere e a studiare. Stavano venendo alla luce, dagli scavi dei contadini, i resti di un’antica popolazione che in tempi remoti doveva aver abitato quel luogo dove ora si coltivano cereali e legumi e si raccoglievano frutti dagli alberi. Appassionato studioso, patriota ed eroe del Risorgimento, alla sua morte, avvenuta nel 1895, il Duca fece dono dei suoi reperti archeologici alla Provincia di Lecce e quella sua collezione fu il primo nucleo, a Lecce, di un grande Museo archeologico ancora oggi intitolato a suo nome.
La storia la raccontano così in paese, dove ancora si erge in piazza il castello del Duca e la torretta da caccia nell’angolo del giardino.
Un balcone sulla storia
L’archeologo ci racconta di una città e di una civiltà antichissime. Ci racconta dei Messapi, popolazione indigena del Salento sulla cui storia ci accingiamo a camminare dopo uno sguardo panoramico su questa vasta area archeologica.
Ci sono bellissime nuvole bianche come pennellate posate in un cielo azzurrissimo oggi.
È il 22 aprile e l’aria è di una primavera ancora molto fresca e noi siamo nell’Ecomuseo diffuso di Cavallino. Le parole di Corrado Direttore del Museo, risuonano professionali come si deve al suo ruolo; e pure la sua voce, ritmata e cordiale (e priva di accenti salentini -il professore viene dal Piemonte), ci tiene insieme come in un abbraccio. Ancora una volta camminiamo l’Arte. E questa volta l’Arte è quella dell’Archeologo: quel ‘mestiere’ che scavando strato dopo strato tira fuori per noi queste “storie dalla terra” dal nostro balcone sulla storia la vista panoramica dall’alto abbraccia un’area archeologica protetta di circa 40 ettari.
I resti vanno dall’Età del Bronzo e all’Età arcaica: la città è cinta da mura in tutto lunghe 4 km.
Storie della terra
Gli scavi hanno messo in luce tracce di abitazioni a capanna e resti di successive case in muratura con coperture di tegole. Della città messapica dell’età arcaica scorgiamo anche– strade, cisterne e sistemi di canalizzazione. Il ‘paesaggio’ rurale diventa sotto i nostri passi un percorso di scoperta, un paesaggio storico. La storia è quella dei Messapi. la voce del professore ci trascina molto indietro nel tempo. Ci ritroviamo risucchiati indietro, molto indietro, in un altro tempo : incontriamo una civiltà di guerrieri. Una civiltà in cui le donne da quel che ne sappiamo dallo studio dei reperti, sapevano leggere e scrivere e dovevano avere un certo potere. Sono le donne che restano in città quando gli uomini vanno in guerra. La voce che ci accompagna è ancora quella di Corrado Notario anche se ora sembra provenire dalle pietre. La raccogliamo in quattro nostre parole:
Acqua
Aria
Fuoco
Terra
Stringendo in mano queste parole entriamo nel piccolo museo didattico del Parco e qui l’Acqua diventa una trozzella, l’Aria il ritmo di un telaio, il Fuoco cuoce vasi di argilla e tegole per le case, la Terra dona al Fuoco il nutrimento di cereali frutti e legumi: grano, avena, orzo, fave, fichi, cicerchie. Per dare corpo e visione a tutto questo non ci resta che visitare, a Lecce, la sezione archeologica del Museo Castromediano. Un giro in città è d’obbligo e ci permetterà di conoscere di persona, in un suo monumento in una piazzetta, il Duca Sigismondo.
Link a sito università:
https://www.unisalento.it/musei/museo-diffuso-di-cavallino
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